Finora l’economia mondiale si è sviluppata prevalentemente sulla base del modello produzione-consumo-smaltimento, un sistema lineare dove ogni prodotto è inevitabilmente destinato ad arrivare a fine vita.
La transizione verso un’economia circolare sposta invece l’attenzione sul riutilizzo, la riparazione e il riciclaggio dei materiali e dei prodotti esistenti.
Il concetto di economia circolare risponde perciò al desiderio di una crescita sostenibile, nel quadro della pressione crescente a cui produzione e consumi sottopongono le risorse mondiali e l’ambiente.
A tal proposito, nell’autunno 2020 sono stati emanati i decreti attuativi che recepiscono le quattro direttive europee del Pacchetto Economia Circolare ed, in particolare, il D.lgs. 116/2020, relativo ai rifiuti ed agli imballaggi, che ha generato numerose e importanti modifiche alla parte IV del Testo Unico Ambientale (D.Lgs. 152/2006).
Una delle importanti novità introdotte è la riclassificazione dei rifiuti urbani: il decreto definisce infatti rifiuti urbani non solo quelli che già attualmente i cittadini e le attività commerciali/artigianali conferiscono al servizio pubblico, ma anche rifiuti provenienti da altre fonti che sono simili per natura e composizione ai rifiuti domestici.
Il provvedimento individua le tipologie di rifiuti non pericolosi che, se prodotti da alcune tipologie di attività (negozi, supermercati, bar, ristoranti, uffici, autofficine, ecc.), vanno considerati come urbani quando sono avviati al riciclo, anche se non sono raccolti direttamente dai comuni.
L’intento è quello di standardizzare comportamenti spesso difformi sul territorio, in quanto in precedenza l’assimilazione dei rifiuti speciali agli urbani era definita in maniera più o meno estensiva mediante regolamenti adottati dai singoli Comuni.
Il D.lgs. 116/2020 è intervenuto anche su altre tematiche:
Viste le modifiche sempre più frequenti alla normativa ambientale e considerato l’aumento progressivo degli adempimenti e dei controlli da parte degli organi preposti, la figura del consulente ambientale sta assumendo sempre più rilevanza nel panorama produttivo attuale.
Il ruolo del consulente ambientale non si limita più solamente ad aiutare le aziende al rispetto delle normative, ma oggi assume valore determinante in quanto propone soluzioni adeguate ad ogni tipo di contesto, applicando le migliori tecniche disponibili (in termini di rapporto costi-benefici), con l’obiettivo di ottenere congiuntamente vantaggi economici ed ambientali.
La consulenza tecnica in materia ambientale è fondamentale perché le aziende possano agire nel rispetto delle normative vigenti senza il rischio di incorrere in pesanti sanzioni!
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