La globalizzazione dei mercati, la competizione sempre più violenta, la clientela sempre più attenta, documentata ed esigente sono alcuni fattori che stanno generando il più grande processo di trasformazione economico e sociale.
In Italia la Quarta Rivoluzione Industriale stenta a decollare: non è ancora riuscita a provocare un radicale cambiamento, a far comprendere appieno la Cultura d’Impresa e a definire modifiche profonde negli approcci strategici.
Perché la Quarta Rivoluzione Industriale non modifica solo ciò che facciamo, ma anche ciò che siamo.
Se non vogliamo farci travolgere dobbiamo quindi comprenderne i cambiamenti, dal business alla competitività, in tantissimi ambiti.
Introduce modelli basati sulle piattaforme e sullo sviluppo esponenziale, rinnova il concetto di Leadership imponendo un ricorso maggiore e intelligente alla collaborazione. Cambia il modo di pensare e di agire.
Il successo del cambiamento culturale e organizzativo si basa sulla capacità di rendere attive le energie messe in campo e la motivazione delle persone facenti parte dell’organizzazione.
Un cambiamento culturale può avvenire solo attraverso un’azione di coinvolgimento, che richiede lo sviluppo di una forte leadership, in grado di intercettare e mobilitare in ognuno tutta l’energia utile per condurre al senso di responsabilità e favorire il processo di convergenza tra valori dichiarati e comportamenti effettivi.
Ovviamente ci sono dei rischi, identificati per lo più nella digitalizzazione: apparente riduzione dei posti di lavoro, la paura che può generare nelle persone…
Infatti, se ci troviamo, a livello mondiale, di fronte a tante forze di opposizione che demonizzano le élite, sia economiche sia politiche, è perché aumentano l’ansia e la paura.
Ma non si può fermare.
Possiamo solo indirizzare questo cambiamento nel miglior modo possibile, anche se chi ci guida in realtà non ha veri programmi per il futuro.
Fino ad oggi le imprese italiane si sono solo parzialmente coinvolte in questo processo, nonostante i vari strumenti agevolativi a disposizione, che però, fino ad ora, sono stati prevalentemente ad appannaggio delle aziende medio-grandi , più strutturate per beneficiarne.
Assistiamo ad una costante perplessità da parte della PMI, che ancora stenta a confrontarsi con il cambiamento che, di fatto, sta modificando profondamente gli equilibri economici mondiali.
Finora in Italia ci siamo concentrati (od obbligati a competere) sul versante dei costi, trascurando la creazione di valore tramite l’innovazione e dimenticando che quest’ultima si pone come alternativa imprescindibile.
La difesa della Comfort Zone è il più grande ostacolo da superare.
È fondamentale dotarsi di pensiero critico e creatività, superando l’apparente sensazione di allontanamento alla valorizzazione dell’individuo.
In realtà la FORZA LAVORO deve lasciare spazio al LAVORO INTELLIGENTE.
Il lavoro continua ad essere centrale, ma perde le caratteristiche di manualità fine a se stessa per lasciare spazio ad un’attività che intercala il lavoro manuale con forti competenze tecniche di analisi, diagnosi e conoscenza.
Se le macchine quindi si occuperanno di svolgere lavori ripetitivi e psicologicamente poco gratificanti, che richiedono una ridotta capacità umana, la persona potrà occuparsi delle complessità: dovrà forse orientarsi in ambiti sconosciuti e complessi, il che fa certamente paura, ma potrà dare libero sfogo alla creatività e alla comprensione di chi la circonda, con maggiore spazio per agire e avere spirito d’iniziativa.
Tutto questo consentirà di mettere in campo una progettualità basata su innovazione, inclusione ed ecosostenibilità.
Continuare a concentrarsi su progetti a basso indice di complessità non porterà mai ad un aumento della produttività o dei ricavi, anzi, provocherà una stagnazione irreversibile.
Per la persona rimarrà cruciale l’importanza dell’empatia e dell’inclusione sociale.
E qui si riconferma il ruolo guida della Leadership, che indica la missione e i valori affinché il cambiamento sia reale e non illusorio, consentendo alle novità introdotte di essere comprese e vissute come assunti indiscutibili.
Serve una Leadership carismatica che, con linguaggio elevato e simbolico, renda semplice la complessità, infonda senso e significato ai cambiamenti, riesca a stemperare e dissipare paure e preoccupazioni.
Più evidente e forte è il rapporto fra il Leader e gli altri membri del gruppo, più avviene l’uniformità di pensiero nell’organizzazione.
Perché è proprio la missione dell’impresa, espressione sintetica ed emotiva della sua cultura, che ne afferma la diversità e la competitività selettiva nei confronti delle altre imprese.
Da qui si evince il duplice ruolo svolto da questo processo di cambiamento: da un lato è un processo interno di integrazione, coinvolgimento e socializzazione; dall’altro si tratta invece di un processo esterno di competizione, distinzione e legittimazione.
Marzia Zambelli
CSAI srl