Il 4 luglio di 86 anni fa scomparve Marie Curie, unica donna nella storia ad aver vinto due premi Nobel in due aree distinte: per la fisica, nel 1903, e per la chimica, nel 1911.
Dedicò tutta la sua vita agli studi delle sostanze radioattive, grazie ai quali scoprì il radio e il polonio, ma fu proprio l’amore per la scienza e per il suo lavoro a portarla alla morte, a causa della continua e massiccia esposizione alle radiazioni.
Grazie al suo operato, abbiamo oggi una vasta conoscenza delle radiazioni: sappiamo che siamo circondati da sostanze radioattive naturali, come il radon, e che esistono sostanze radioattive artificiali utilizzabili per scopi medici e per la produzione dell’energia (ma anche per scopi bellici).
Grazie alle sue scoperte, oggi è inoltre possibile:
Nonostante si pensi che le radiazioni ionizzanti siano poco o per nulla diffuse, il loro impiego oggi riguarda un numero sempre crescente di settori: dai processi di sterilizzazione ai controlli di qualità per determinati prodotti, passando dalla conservazione delle opere d’arte e ai controlli di sicurezza (solo per citare alcuni esempi).
L’impiego delle radiazioni ionizzanti è regolamentato sin dal dopoguerra e oggi la normativa di riferimento italiana è il Testo Unico della Sicurezza. Ma si attende da tempo – la scadenza era nel 2018 e l’Italia è già stata sottoposta a procedura d’infrazione – il recepimento della direttiva europea 2013/59/Euratom, che introduce anche diverse novità e restrizioni sui luoghi di lavoro, tra cui la riduzione dei limiti di esposizione per i lavoratori e la riduzione della concentrazione media annua di radon, sia negli ambienti lavorativi sia in quelli civili.
Un sentito grazie a Marie per il suo prezioso apporto anche in termini di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro!